Home Page Inizio della pubblicazione
Cavallino archeologica
Paragrafo precedente Paragrafo 3 Sezione successiva:
Il periodo neolitico
L'età dei metalli Nota


CAPITOLO I: SALENTO PREISTORICO

Paragrafo 3

L'età dei metalli



Come abbiamo visto, per migliaia di anni il materiale più usato per svariati impieghi era stata la pietra dura, la selce; poi furono scoperti il rame, lo stagno, l'oro, l'argento, i quali allora si trovavano in superficie allo stato puro (ma non sparsi su tutti i territori!).

Intorno al 3o millennio a. C. in Italia era conosciuto lo stagno: ma questo metallo non poteva essere usato per fabbricare recipienti, perché questi, posti sul fuoco, si liquefacevano.



1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12
Strumenti e utensili dell'eneolitico salentino; 1 - 2 pugnali di selce levigata, 3 pugnale di rame, 4 lama di rame, 5 arpone di bronzo, 6 spatola di rame, 7 punta di bronzo, 8 accetta di bronzo, 9 martello, 10 coltello, 11 - 12 fibule (fibbie) a molla.

Poi si diffuse il rame: ma le armi di semplice rame al primo urto si piegavano e si storcevano; entrambi questi metalli erano teneri, duttili e malleabili. Ma, avendo l'uomo trovato la tecnica della fusione (il sistema fu scoperto dapprima in Medio Oriente), mescolando insieme rame e stagno si ottenne una lega durissima e resistentissima: il bronzo.

Eneolitico (aeneus, di bronzo + lithikòs, di pietra), è detto il periodo che, in Puglia, va dal 2500 al 1500 a. C., e segna la transizione tra l'età della pietra e l'età dei metalli, epoca in cui si ebbe l'uso contemporaneo di utensili di pietra levigata (via via, però, sempre meno adoperati) e di strumenti e oggetti di bronzo (man mano sempre più usati): fibule, pugnali, rasoi, coltelli, asce, ecc.

Più tardi, verso il 1300 a. C., sempre in Puglia, fece la sua comparsa il ferro, proveniente dall'Asia Minore, metallo che non si trova allo stato puro, ma deve essere prima estratto dal sottosuolo e poi liberato nei forni da altri materiali ferrosi; per questo si richiedono nuovi e complicati procedimenti di lavorazione che le genti indigene pugliesi ancora non conoscevano. L'aver rinvenuto, dunque, diversi oggetti di bronzo e di ferro nella nostra regione, testimonia un collegamento di traffici commerciali tra Puglia adriatica e mondo egeo-greco; contatti frequenti confermati anche da oggetti di ceramica chiara con elementi egeo-micenei rinvenuti unitamente a vasi di ceramica figulina locale, semplicemente dipinta o graffita ad angoli iscritti, a linee spezzate, da cui deriverà la tipica ceramica geometrica japigia, che si presenta con impasto man mano sempre più depurato, omogeneo, duro e liscio.



1

2
Ceramica del Bronzo: 1 grande scodella, 2 tazza.


1

2

3

4
Ceramica di stile (proto)iapigio: 1 anfora, 2 parte superiore di olla, 3 ciotola, 4 vasetto.

Ciò testimonia, intorno al 1000 a. C., la presenza in Puglia di popolazioni illiriche, collettivamente dette japigie e comprendenti i Dauni stanziatisi al nord della Puglia, i Peucezi al centro e a sud i Messapi.

Validi motivi locali, dunque, uniti a diversi elementi stranieri determinarono il perfezionamento delle attività precedenti e lo sviluppo di nuove e complesse tecniche lavorative, cui si accompagnarono nuove acquisizioni culturali:

Ma a questo punto, per quanto riguarda le genti dell'arcaica penisola salentina, finisce la preistoria e comincia la storia.


Cavallino, il menhir in contrada Ussano, alto monolite infisso nel suolo.
A che cosa serviva? Alcuni studiosi interpretano i menhir come simboli religiosi, altri come segni di confine, altri ancora li ritengono una specie di monumento commemorativo di qualche evento importante.

Il dolmen 'Placa' di Melendugno (Lecce), tipica sepoltura a camera.



Home Page Inizio della pubblicazione
Cavallino archeologica
Paragrafo precedente Paragrafo 3 Sezione successiva:
Il periodo neolitico
L'età dei metalli Nota