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Cavallino - Cronistoria 1780-1900
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La questione istituzionale

Superata la crisi rivoluzionaria del 1848, la questione istituzionale non è stata tuttavia risolta; difatti, in tutto il Regno i liberali, i borghesi illuminati, gli intellettuali progressisti avanzano continue suppliche al Sovrano affinché ripristini la Costituzione del 1848, quella prima concessa e dopo nemmeno quattro mesi revocata, e a volte le suppliche si trasformano in pressanti richieste di una Costituzione più liberale e avanzata. Si discute se convenga alla gente modificare radicalmente la Costituzione o piuttosto apportare soltanto qualche miglioramento.

A Cavallino i nuovi proprietari, gli artigiani, i bottegai hanno migliorato le loro consizioni sociali, da ceto subalterno sono diventati ceto predominante; i possidenti, i civili, non hanno alcun interesse al cambiamento. E la povera gente analfabeta che cosa capisce del federalismo, del repubblicanesimo, del monarchismo assoluto o costituzionale? I Cavallinesi non hanno capito nemmeno le semplici idee e il chiaro comportamento del compaesano Sigismondo Castromediano.

I Baldassarre e i Totaro Fila, i Monittola e i Forcignanò, i Ciccarese, i De Luca e i De Matteis, i Garrisi, i Murrone e i Longo, che si alternano nelle cariche pubbliche, non manifestano alcun entusiasmo per la concessione della Costituzione. Anche i simpatizzanti liberali, amici affezionati di Sigismondo, pensano che è inutile far mostra di patriottismo e di eroismo e tutti sottoscrivono le petizioni sollecitate dallo stesso Governo borbonico per non chiedere la Costituzione.

A tale proposito il Decurionato di Cavallino, uniformandosi alle direttive suggerite dall'Intendente e imposte dal Commissario di Polizia Cioffi, delibera di affidare se stesso e il popolo di Cavallino alla saggezza del Sovrano.

Il 3 marzo 1850 il Decurionato di Cavallino, presieduto dal Sindaco O. N. Ingrosso, contadino, si riunisce in seduta solenne e prende in esame la questione politica se convenga rivolgere istanza alla Clemenza del Re, N. S. per rinnovare la Costituzione.

Il Decurionato …ha considerato che lo Statuto Costituzionale del 23 Genn. 1848 …per una di quelle sventure che sembrano le alleate delle più liete consolazioni di questo mondo, la sua aspettazione restò delusa, perché fin da quel giorno istesso di letizia e di gaudio furono iniziati dai tristi, nel mistero d'infernali fucine, le trame e le macchinazioni le più perfide, per immergere i Reali Domini nel lutto e nella desolazione…

Che in simili frangenze si generalizzò nelle popolazioni la opinione che le franchigie Costituzionali fossero state la causa di tante sciagure pubbliche e private…

Ad unanimità è deliberato doversi conciliare …in nome di questa popolazione, acciò si provvegga paternamente come per lo passato a quelle riforme governative, che più di tutte toccano da vicino la materiale e morale prosperità de' popoli e che sono state e sono desiderate universalmente, e così fu conchiuso.

Per i Decurioni nonscribenti = Michele Nicolì = Michelangelo Monittola =
Raff.e Greco = Vincenzo Murrone Russo = Mariano Passabì.
Il Decurione Segretario Giuseppe Marchiello -
Oronzo Garrisi
Salvatore Zilli
Giovanni de Pandis
Giuseppe Marchiello
Oronzo Nicola Ingrosso Sidaco (nell'originale, senza la 'n')

Liberatosi da questo impegno di portata nazionale, il Decurionato torna all'ordinaria amministrazione. Nella seduta del 30 maggio 1850 viene posta all'ordine del giorno la nomina di 2 Deputati alle Opere Pubbliche, uno in sostituzione del …Sig.r D: Sigismondo Castromediano che si trova assente perché detenuto politico.

Nel secondo semestre del 1850 il Decurionato delibera la spesa per l'acquisto della legna per il riscaldamento e dell'olio per l'illuminazione dell'Ufficio della Guardia Urbana; poi, deve decidere da quale Art. del Bilancio prendere i soldi per pagare il viaggio alle reclute; inoltre, approva i lavori di ristrutturazione della Cappella dell'Annunziata, che è proprietà del Comune.

Importante è la seduta del 13 ottobre 1850, nella quale, dopo lunghe discussioni e battibecchi, maggioranza e minoranza raggiungono l'accordo sulle assise, cioè sui calmieri dei generi alimentari vendibili: fissano, insomma, il listino dei prezzi.





Castrato (montone evirato) grana 14 al rotolo (grammi 890)
Magghiato (caprone allevato per la macellazione) grana 12 al rotolo
Pecora grana  7 al rotolo
Formaggio grana 34 al rotolo
Ricotta forte grana 30 al rotolo
Cacio ricotta grana 26 al rotolo
Pane grana  3,4 al rotolo
Olio grana 10 la pignatella (1/2 litro)




Per rendersi conto del carovita, teniamo presente che la paga giornaliera del campagnolo era di gr. 12, ma il padrone gliene dava solo 10. Risulta, dunque, un costo della vita assai alto se si considera che il compenso di una giornata lavorativa dall'alba all'imbrunire basta per comprare solamente 3 chilogrammi di pane o solo mezzo litro di olio o meno di un chilo di carne; sicché, per esempio, il macellaio, prima di uccidere un vitello, raccoglie preventivamente le prenotazioni dei bonatenenti; e il villano, che per una volta tanto ha desiderio di mangiar carne, uscendo dalla beccheria nasconde il rotolo sotto il lembo della giacchetta, per non farsi notare e non farsi criticare come spendaccione.




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