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I Castromediano
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Ascanio (1568-1628),
15o barone
Cavallino, da baronia a marchesato Francesco (1598-1663),
1o marchese di Cavallino



I CASTROMEDIANO

Cavallino, da baronia a marchesato

Era un feudatario galantuomo don Ascanio e un padrone probo e generoso, rispettato e riverito dai suoi vassalli; andava fiero delle numerose benemerenze dai Castromediano predecessori acquisite nei riguardi dei Sovrani spagnoli, e perciò egli riteneva ormai inadeguato il semplice titolo di "barone" e cominciò a desiderare la promozione dalla inferiore qualifica di gentiluomo alla più importante dignità di nobiluomo. E con tale intento, scevro comunque di superbia, inoltrò umilissima supplica a S. M. Filippo IV re di Spagna. La domanda, corredata da molte favorevoli testimonianze, rimase a lungo all'esame burocratico dei dignitari di Corte di Madrid e poi fu assegnata al Consiglio della Corona per il "placet" e per la firma del Re.

Intanto verso la fine del 1626 il barone don Ascanio, all'età di cinquantanove anni, fu colpito da grave malattia che lo costrinse all'immobilità, e di conseguenza il titolare della baronia lasciò al figlio primogenito don Francesco il governo dei domini feudali.

I primi di luglio del 1628 don Ascanio cessò di vivere; il 27 dello stesso mese un messaggero del viceré giunse a Cavallino, si presentò a palazzo e consegnò nelle mani del legittimo erede e successore don Francesco la bolla con sigillo reale con cui S. M. il Re concedeva alla fedelissima famiglia de Castromediano de Limburg la dignità, le prerogative e il titolo di "Marchese" (il decreto fu registrato a Napoli, la capitale del viceregno, in data 10 giugno 1629)…

… et in questi ultimi tempi il Rè Catolico Filippo IV hà conceduto per suoi servigi, e per le sue molte virtù, al detto D. Francesco Castromediano, il Titolo di Marchese del suo luogo di Caballino.1

Come il Barone, il Duca, il Conte, anche il Marchese titolare di un feudo era soggetto al Sovrano di Spagna, con tutti i doveri e gli obblighi specificati nel contratto di investitura; e una volta pagato, ad ogni successione dinastica, il forte tributo per la riconferma della donazione e della concessione feudale, una volta versate le annue imposte dovute al Regio Fisco, allora il Marchese amministrava il feudo a suo arbitrio, con potere insindacabile e senza alcun controllo né da parte di organi superiori statali né da parte di organi amministrativi provinciali.

Arco del Crocifisso
CAVALLINO - Arco del Crocifisso

1 G.C. INFANTINO, Lecce Sacra, Lecce 1634, pag. 256


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