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Cavallino archeologica
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CAPITOLO III: LA CITTÀ MESSAPICA

Paragrafo 10

Le sepolture



Il primo a dare notizie sulle «rovine» archeologiche di Cavallino era stato Sigismondo Castromediano, il quale verso la fine del 1800 nelle sue MEMORIE scrisse delle mura e del fossato parallelo, delle fogge, delle spècchie e dei truddi della città arcaica.

Trattando anche dei «sepolcri», affermò che gli constava che numerose sepolture erano state rintracciate in diversi poderi del feudo cavallinese, e nelle tombe erano stati rinvenuti: «scheletri coi loro crani e loro ossa rispettive e ben conservati, aventi sul petto borchie e collane di bronzo» (e dove andarono a finire?), «vasellini di terra cotta», «bellissimi vasi», «armi di selce», «figurine di bronzo», «due piramidette di piombo», «una civetta di bronzo» e «gran copie di monete» (ma di tutti questi reperti solo qualcuno, poco interessante e di scarso pregio, si trova catalogato presso il Museo Prov. di Lecce, al Castromediano stesso intitolato).

Sì, è vero. Nei tempi passati di frequente si aveva sentore in paese del ritrovamento occasionale, ora qua ed ora là, di una tomba da parte ora di uno ed ora di un altro contadino. E gli oggetti trovati dove andavano a finire? Nelle case di alcuni cittadini ragguardevoli!



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Ceramica apula, forme schematiche di vasi: 1 boccale, 2 brocca, 3 epikysis, 4 kantharos, 5 kylix, 6 lekythos, 7 oinochoe, 8 olpe, 9 skyphos, 10 stamnos, 11 trozzella.

Notizie sicure sul tipo di tomba, dati certi sui reperti si ebbero solamente quando, subito dopo il rinvenimento, all'esplorazione interveniva un esperto responsabile della Soprintendenza alle Antichità.

Nell'anno 1935, ad esempio, all'interno dell'arcaico impianto urbano, durante i lavori di sterro nel recinto del costruendo Edificio scolastico elementare venne alla luce una tomba a cassa rettangolare tagliata nella roccia; sul fondo terroso c'era un interessante corredo funerario: un cratere a colonnette di stile attico a decorazioni rosse, uno skyphos, una kylix verniciata di nero e oggetti bronzei risalenti al V sec. a. C., reperti che furono portati nel Museo Nazionale di Taranto.

Gli anni successivi nelle vicinanze della zona Giancastello furono rintracciate diverse sepolture dal cui seno vennero fuori tazze e coppe, piatti e scodelle, vasi di varie forme e fattura, acromi e decorati, interi e in frantumi, alcuni consegnati al Museo di Taranto, altri al Museo di Lecce.

Il 1955 nel fondo Mbruficu, presso Porta Nord-Est, furono rintracciate più sepolture risalenti alla metà del V sec. a. C.; da esse vennero raccolti frammenti di due paterine con manico, una coppa, un cilindro di terracotta, una lekythos attica a palmette nere, oggetti depositati nel magazzino del Museo di Lecce.



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Corredo funerario trovato nella tomba del fondo "Fica": 1 brocca biansata, 2 olpe, 3 lekythos, 4 cratere a colonnette, 5 trozzella.

L'anno 1956, nel corso di lavori agricoli nel fondo denominato Fica, la lama di una zappa battè su un lastrone tombale; rimossa la pesante copertura, nel cassettone fu rinvenuto un abbondante corredo funerario; vicine, ma isolate, altre due sepolture scavate nella terra. I ricercatori dalle tre tombe raccolsero e consegnarono al Museo di Lecce i seguenti pezzi:

Questi ultimi tre vasi, ricomposti da frammenti, erano stati usati come enchytrismòs, cioè come sepolture per neonati.

Pure nel Museo di Lecce sono esposti i pezzi archeologici di ceramica rinvenuti nel fondo 'Mbruficu', sempre nelle vicinanze di Porta Nord-Est, in zona Giancastello. Si possono vedere nelle vetrine:



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Corredo funerario trovato nella tomba del fondo "Mbruficu": 1 - 2 vasi funerari, 3 coppetta monoansata, 4 - 6 brocchetta monoansata, 5 kyklix a occhioni e figure nere, 7A - 7B due facce del medesimo cratere a colonnette (lato A Ercole e Kikno, lato B Ulisse e Achille).

Nel 1957, ancora, la Soprintendenza alle Antichità promosse i lavori di esplorazione delle 'spècchie' site nel fondo Mbruficu; e nella contigua tenuta Petre vennero scoperte alcune tombe, il cui materiale fu consegnato al Museo di Taranto. Erano coppette e piatti di argilla chiara, frammenti di una trozzella decorata con motivi geometrici, uno skyphos verniciato in nero, una lekythos pure verniciata in nero, un vasetto monoansato grezzo.

Durante le campagne di ricerche del 1964-67 furono rintracciate, fuori del circuito murario, due vaste zone adibite a necropoli, una a Nord poco discosta dal giardino Petre, l'altra a Sud-Ovest dentro il fondo Maratunde contiguo all'attuale cimitero, al di là della via provinciale Lecce-Cavallino.

Sono tombe per adulti a cassa rettangolare, uniformi come dimensioni, scavate nella roccia e coperte da lastroni di pietra; essendo poco profonde, da sempre sono state visibili, perciò sono state violate e depredate dagli stessi contadini che speravano forse di trovarvi monete antiche o monili preziosi.


Brocca trovata in una tomba nel podere "Petre".

Parecchie altre sepolture isolate, di forma rettangolare, sono sparse per i campi, scavate nella roccia, anch'esse da tempo lontano saccheggiate; ora queste tombe sono utilizzate come piccoli contenitori d'acqua piovana (conche, conchiceδδe).


Fondo "Maratunde", tomba n. 1 con scheletro e vasetti, così come furono rinvenuti.

In una sepoltura della tenuta denominata Petre è stata rinvenuta parte del corredo funerario; la tomba (dimensioni m. 1.26x0.62) è databile intorno al VI sec. a. C.; nel lato nord della sepoltura è intagliato un gradino a guisa di capezzale per il defunto, di cui, però, non è stato trovato alcun resto scheletrico. In essa è stata rinvenuta solo una brocchetta con collo conico e bocca stretta e con ansa robusta verticale; pasta giallastra tenera; la decorazione è a fasce dipinte, di stile geometrico iapigio-messapico; la datazione può essere assegnata alla prima metà del sec. VI a. C..

Nel fondo Grande, non lontana dalla Porta Nord-Est, è stata localizzata un'altra tomba scavata nel terreno e pur essa disfatta e ricolmata di pietre; la sepoltura (potrebbe risalire persino all'età del bronzo!) è stata scavata in piena terra delimitata da pietre infisse; tra i detriti sono state trovate ossa lunghe e frammenti del cranio e della mandibola, appartenenti ad uno scheletro di giovane donna dell'apparente età di 30-35 anni.



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Corredo funerario trovato nella tomba n. 1 del fondo "Maratunde": 1 kylix, 2 brocchetta, 3 - 4 lekythi, 5 pezzi di epichysis.

Nel fondo Maratunde, fuori ma non lontano dall'abitato, sono state esplorate quattro tombe, una isolata e intatta; le altre tre, vicine e parallele, sono state trovate violate e depredate.

La tomba n. 1, intatta, a cassonetto rettangolare lungo m. 1.68 e largo m. 0.53, è picconata nella roccia; la lastra di copertura è incassata nei correlativi intacchi delle quattro sponde. All'interno della sepoltura è stato rinvenuto lo scheletro di un giovane di circa 25 anni, posto in posizione supina, con le ginocchia lievemente piegate. Come corredo funerario i parenti gli avevano sistemato accanto una epichysis, due piccole lekythoi verniciate, una kylix su piede e una brocchetta:

- la kylix carenata su piede ha due anse a maniglia ed è verniciata di nero;

- la brocchetta su piede, con spalla alquanto schiacciata, labbro piatto e ansa verticale a nastro, non è verniciata né decorata .

- le due lekythoi hanno il corpo a bulbo schiacciato e il collo breve con ansa verticale a bastoncello;

- la parte superiore dell'epichysis è intatta ma staccata dalla parte inferiore; questo vaso può essere senza dubbio assegnato alla seconda metà del V sec. a. C.

La tomba n. 2 fu completamente saccheggiata: niente scheletro e dai cocci e dalle anse trovate nel terriccio risulta che come corredo c'erano almeno un piatto e due trozzelle.



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Fibule provenienti dalla tomba n. 3 del fondo "Maratunde".

La tomba n. 3, anch'essa manomessa, non contiene scheletro; probabilmente vi era stata sepolta una donna giacché tra il terriccio sono state trovate tre fibule di bronzo e una di ferro (oggetti ornamentali femminili) e cocci di due piatti e di una trozzella.



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Fondo "Maratunde", tomba n. 4: frammenti di due skyphoi, ricostruiti.

Nella tomba n. 4, infine, manomessa, sono stati trovati due skyphoi per giunta ridotti in frantumi ed ora ricomposti: uno alto cm. 11, l'altro cm. 7.

E avveniva proprio questo: gli scopritori occasionali di una sepoltura, non trovando nei vasi del corredo funerario il tesoro in marenghi o ducati d'oro sognato e agognato, per la stizza frantumavano i recipienti fittili, che per loro non avevano alcun valore né venale né culturale. Erano vasi di creta neppure smaltati e piatti scrostati; erano vecchie lucerne: lucerne…, ora che si usano i lumi a petrolio… e giù colpi di zappa su quei miseri oggetti, antichi non meno di due millenni!

Nel fondo Casino, pur esso sito all'interno dell'abitato, sono state rinvenute ed esplorate due tombe, entrambe a sarcofago di piccole dimensioni:

La prima, in pietra leccese e con il gradino a guisa di guanciale, si è presentata senza resti di scheletro; con i cocci trovati sono stati ricostruiti:



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Fondo "Casino", tomba n. 1: 1 boccaletto, 2 coppetta, entrambi ricostruiti.

La seconda tomba è stata certamente scoperta e distrutta durante la prima aratura profonda; tra il pietrame sono state rinvenute:



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Fondo "Casino", tomba n. 2: 1 patera, 2 brocchetta con decorazioni.

Assai importante è stata la scoperta della sepoltura sita nel fondo Sentina, all'interno dell'antico abitato. La tomba a cassonetto, m. 0.73x0.38, è scavata nel bolo di una cavità della roccia e coperta da una lastra; all'interno non sono state rinvenute ossa del ragazzo seppellito, ma è stato trovato intatto un ricco corredo funerario, sicuramente il piccolo defunto doveva essere figlio di famiglia notabile.


Fondo "Sentina", tomba n. 1.

Ecco i numerosi pezzi:

Durante l'esplorazione di questa tomba, al di sopra del lastrone di copertura, tra la terra è stata notata un'altra sepoltura precaria; difatti, c'era un pithos a situla nel cui interno sono stati trovati i resti scheletrici di un bambino di circa sei mesi d'età; vicino gli erano stati posti come giocattolini una coppia di astragali di agnello (cuntrici o ballici).




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Fondo "Sentina", tomba n. 2, schizzo della pianta e oggetti rinvenuti: 1 olletta decorata a spicchi verticali, 2 piatto con piede.

Nel fondo Sentina, a 25 m. sud da la Cupa, è stata scoperta la Tomba n. 2 (nel 1967 studiata dal prof. P. E. Arias della Normale di Pisa); essa è un ipogeo (costruzione sotterranea a più vani) a cui si accede per una scala di tre gradini; sul posto c'è la porta monoblocco di pietra inserita fra due stipiti; la camera mortuaria misura m. 2.56 di profondità e m. 1.36 di larghezza.

Le strutture di questa sepoltura in certo modo richiamano le caratteristiche, in generale, degli apogei apuli, di due specialmente, uno di Taranto e uno di Rudiæ , entrambi del III sec. a. C.; la costruzione dell'apogeo di Cavallino, comunque, è assai anteriore, rimonta a prima della metà del sec. V a. C., se si ammette che la popolazione della nostra città arcaica fu deportata e le costruzioni furono rase al suolo durante la guerra messapico-tarentina del 462 a. C. circa. E non è proprio il caso di supporre, dunque, che duecento anni dopo tale data sia cominciato il ripopolamento della zona!

Risulta evidente che la tomba veniva usata e utilizzata come sepoltura familiare plurima, infatti sono stati individuati resti scheletrici di più individui: un giovane di circa 18 anni affetto da artritismo, un uomo adulto, una donna di 35-40 anni, un altro uomo di circa 40 anni alta non meno di m. 1,53, e altri due individui di sesso e di età incerti.

Del corredo funerario rimangono:


Giardino "Villa", tomba n. 1, scheletro di ragazza a gambe rannicchiate e a braccia conserte.

Vicino al muro di cinta, nel lato posteriore del giardino Villa nel 1967 fu scoperta (e studiata dal prof. Arias) una tomba a sarcofago, in cui era stata deposta una ragazzina di circa 8 anni e alta m. 1,25, poggiata sul fianco sinistro, con le gambe rannicchiate e le braccia conserte; accanto al cranio, vicinissima alla bocca (come per ristorarsi più agevolmente), era posata una coppetta di terracotta con ansa orizzontale; a portata di mano erano sistemati due vasetti: un boccaletto con ansa ad orecchia, di forma ovoidale, con una linea circolare dipinta; e una brocchetta a collo stretto e con ansa verticale; la decorazione è geometrica a motivi vari: le fasce orizzontali sul collo e quelle verticali sulla pancia del vaso sono di colore rosso arancione, le parti geometriche di colore bruno.

Tra gli oggetti personali c'erano vari elementi di una collana, sparsi tra le ossa del collo e del torace: frammenti di ambra, due conchiglie cipree forate, un ciondolino di pasta vitrea, tutti pezzi che avevano formato ninnoli cari alla ragazzina.



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Corredo funerario della tomba n. 1 del giardino "Villa": 1 coppetta, 2 boccaletto, 3 brocca, 4 - 5 - 6 vaghi di ambra per collana, 7 spilla di bronzo, 8 scarabeo egizio.

C'erano, inoltre, una fibula di bronzo e un grosso anello; e poi, assai interessante, uno scarabeo egizio riprodotto su una oblunga ceramica smaltata di colore verdino, nel cui retro in geroglifici è incisa la parola Nfr-ib-Rc, che sarebbe il prenome del Faraone egiziano Psammetico II, il quale precisamente regnò tra il 594 e il 588 a. C.

Anche nei successivi sondaggi effettuati da Pagliara e D'Andria si constatò che il seppellimento di bambini veniva fatto generalmente agli angoli dell'abitazione; in una dimora furono localizzate ben tre sepolture di infanti.

I corpi venivano sistemati in posizione rannicchiata dentro un pithos ovoidale oppure dentro un cratere di produzione locale, decorati semplicemente a fasce o a motivi geometrici; nel vaso, sopra il cadaverino, venivano posti per tradizione rituale almeno una brocchetta e una coppetta.

Nel 1972, durante comuni lavori di sterro in Via Margherita di Savoia, nel fondo denominato Fataru, venne fuori casualmente una tomba sistemata con grosse lastre di pietra calcarea; tra vari oggetti fittili figurati fu rinvenuto pure un prezioso e interessante vaso bronzeo di pregevole fattura, che fu consegnato ad un incaricato della Soprintendenza alle Antichità di Taranto.




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Zona "Asilo", tomba (schizzo) e oggetti rinvenuti: 1 coppetta, 2 kylix, 3 lekane, 4 - 5 - 6 brocchette monoansate, 7 cratere, 8 trozzella, 9 - 10 coppe ioniche, 11 - 12 - 13 crateri, 14 - 15 - 16 brocchette, 17 frammenti di cratere, 18 stesso cratere ricostruito.

Percorso un primo tratto di Via Crocifisso e usciti fuori dall'odierno abitato, svoltando a sinistra si perviene in un appezzamento di terreno contiguo al fabbricato del vecchio Asilo parrocchiale (ora abitazioni di proprietà del Comune); ebbene, qui nel 1978 il prof. Francesco D'Andria localizzò una tomba scavata nella roccia e senza lastrone di copertura, risalente alla fine del sec. VI a. C.

La fossa, lunga m. 1.86, larga m. 1.0 e profonda m. 1.10, era stata più volte utilizzata come sepoltura familiare, infatti conteneva ossa di sei persone, decedute successivamente entro un periodo di settanta anni; dall'esame dei resti ossei e dei denti si sono potuti individuare:

Nella tomba comune furono rinvenuti oggetti appartenuti ai singoli defunti, e precisamente:

Notiamo che, generalmente, trozzelle e coppette, vaghi e ciondoli sono oggetti caratteristici delle sepolture femminili; crateri, coppe, boccaletti e brocchette-attingitoi, invece, costituiscono corredo di mescita e di simposio e quindi sono vasi da attribuire sicuramente a defunti maschi d'età matura.

Nei primi mesi del 1978, nel corso della stessa campagna di ricerche, in un appezzamento di terreno attiguo in direzione ovest al giardino 'Villa' (settore F), il prof. D'Andria si imbattè in una fornace allestita per la cottura di manufatti fittili ( tegole e grossi vasi, olle e anfore commerciali).

Inoltre, nella stessa zona, un poco più a nord, i ricercatori rinvennero pure tracce di capanne circolari risalenti molto probabilmente all'VIII sec. a. C. Nell'esplorazione del terreno stratificato della zona, e precisamente del pavimento meglio conservatosi intatto di una delle capanne, furono rinvenuti numerosi frammenti di ceramica, i quali, razionalmente ricomposti, evidenziarono diverse forme di vasi, alcuni dei quali possono essere assegnati al geometrico iapigio tardo (seconda metà del sec. VIII a. C.), altri, invece, ai tipi di ceramica greca o di imitazione greca.



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Ceramica di stile geometrico iapigio: 1 olletta parzialmente ricostruita, da 2 a 6 frammenti di olle biconiche.

Al primo gruppo si assegnano i frammenti di:



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Ceramica geometrica greca: 1 - 2 frammenti di kotyle, 3 boccaletto ricostruito, 4 kantharos ricostruito, 5 frammento di coppa, 6 frammento di oinochoe.

Al secondo gruppo si riportano i frammenti di:

In conclusione, durante i lavori di scavo, nelle tombe esplorate vennero trovate ossa di 13 scheletri, in cattivo stato di conservazione, però: quattro uomini adulti, due donne adulte, un giovane, una ragazzina, tre neonati e un individuo adulto di sesso incerto.

Qualche rinvenimento di sepolture è avvenuto anche in anni recentissimi. Ma gli attuali contadini, smaliziati ormai (parecchi di essi lavorarono come sterratori durante le campagne di scavi), scoperta e in gran segreto rovistata la tomba, si son portati a casa i preziosi reperti archeologici.

In base alla densità del numero di ossa di animali rintracciate negli strati del terreno si desume che nell'insediamento dell'età del Bronzo vivevano, in quantità decrescente, bovini, ovini e caprini, suini, e poi cervi, cani, caprioli e, ultimi, martore, gatti, tartarughe terrestri, uccelli; nel settore B dell'insediamento messapico c'erano, in ordine decrescente, ovini e caprini, bovini, suini, poi cervi e, ultimi, cani.




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