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I Castromediano
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I CASTROMEDIANO

Il feudo di Caballino ai de' Noha

Come in altre occasioni s'è detto, per seguire e comprendere più chiaramente i successivi fatti ristretti della storia del casale di Cavallino, è opportuno accennare anche ai contestuali avvenimenti della contea di Lecce, e, inoltre, inserire gli uni e gli altri nel relativo quadro storico del regno.

Estintosi, verso la fine del secolo XIII, il ramo dei Maresgallo baroni di Lequile e di Caballino1, il casale con il suo territorio di Cavallino tornò a far parte della giurisdizione della contea di Lecce, dominio diretto, allora, di Ugo di Brienne. I villani cavallinesi, contadini, pastori, bracciali, servi, artieri, tutti provati dalla miseria, furono contenti di tornare ad essere sudditi di un solo padrone, del solo Signor Conte, anziché anche del Signor Barone.

Ma presto il conte Ugo concesse il feudo in beneficio ai baroni de' Noha, dal borgo di Noha trasferitisi a Lecce.

Il Foscarini nella sua opera di araldica, parlando della famiglia de' Noha, annotò:

Possedette questa Casa i Casali di Caballino, Noha, Francavilla e Padulano che, nel 1291, stavano sotto il dominio di Pietro de Noha, e che, il 1° (Cavallino) fu confermato, a 2 dicembre 1323, da Gualtieri VI di Brienne a Goffredo de Noha; e gli altri tre, nel 1353, erano soggetti a Guglielmo de Noha.2

Il conte Gualtieri VI di Brienne l'anno 1356 morì a Poitiers in Francia, senza figli, per cui sua erede fu la sorella Isabella sposata con Gualtieri d'Enghien; ella assegnò la contea di Lecce a suo figlio ultimogenito Giovanni d'Enghien il quale presto si trasferì a Lecce, prese possesso dei suoi domini salentini e prese in moglie Sancia del Balzo, dalla quale ebbe i figli Pirro e Maria.

L'anno 1373 al conte Giovanni successe Pirro, il quale si premurò di farsi riconoscere e confermare dalla regina di Napoli Giovanna I il possesso della grande Contea di Lecce.

L'anno 1375 la contea fu invasa da milizie bretoni assoldate da Francesco del Balzo duca di Andria. Il conte Pirro d'Enghien si preoccupò di approntare le difese e affidò al capitano a guerra Ludovico Maramonte il compito di respingere gli invasori e all'architetto Ludovico Prato l'incarico di difendere il Castello di Lecce, dove si erano raccolte le famiglie dei subfeudatari; tra esse erano pure i familiari del barone di Cavallino Guglielmo de Noha, al quale era stata affidata la tutela dei rifugiati.

Francesco del Balzo raggiunse la città ma, trovatala ben fortificata, ne bloccò le vie d'accesso e stabilì di farla capitolare per fame. Il conte Pirro, il Maramonte e il Prato concertarono una imboscata: un popolano leccese si fece fare prigioniero dai nemici e, sottoposto a interrogatorio, rivelò che, essendo la popolazione arrivata alla fame, alcune squadre di soldati assediati stavano per uscire da porta S. Martino e da porta S. Biagio per rifornirsi di viveri nei villaggi di Merine, Cavallino, Lizzanello, Caprarica, Galugnano e S. Donato.

Mentre Francesco del Balzo spostava metà dei soldati nella zona opposta della città, Ludovico Maramonte con la cavalleria assaltò e sbaragliò le forze nemiche dislocate a ovest presso l'Abbazia dei SS. Nicolò e Cataldo, e Ludovico Prato con i fanti, che erano mimetizzati nella macchia, assalì e sconfisse i bretoni nella zona di Tafagnano verso Merine.

…essendo nemico lo Duca Francesco del Bausio Duca de Andra colla Regina, con suo favore vennero li Abortuni in Puglia delli quali una gran parte venuti a Lecce, li Leccesi esseru e fero uno brusciamento et ruppèroli in lo loco nominato Tafagnano dove d'elli nde foro ammazzati una gran parte.3

Allo scontro parteciparono parecchi giovani cavallinesi, guidati dal loro signore Guglielmo II de Noha, i quali si comportarono con rabbioso coraggio in quanto che sentivano di combattere per la salvaguardia anche del proprio casale.


1B. BRACCIO, Notiziario o Parte d'Istoria di Lecce
2A. FOSCARINI, Armerista e notiziario delle famiglie nobili, notabili e feudatarie di Terra d'Otranto estinte e viventi.
3A. CONIGER, Cronache.


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