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Il dialetto leccese
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Il linguaggio prerogativa dell'uomo

Il linguaggio è prerogativa necessaria solo per l'uomo in quanto essere ragionevole e socievole. Persino un eremita sente il bisogno di colloquiare e, difatti, parla con se stesso e con Dio. Gli uomini, vivendo in comunità, non possono fare a meno di comunicare tra loro e, poiché hanno molti e svariati bisogni, numerosi e complessi messaggi hanno da esternare ai propri simili. Inoltre, essendo mutevole la natura umana, sono variabili pure gli stati d'animo e sono modificabili i modi e i mezzi di espressione e di comunicazione.

Gli uomini si esprimono in tante maniere diverse: con i gesti e con gli sguardi, con la danza e con la musica, con i simboli, ecc; ma il mezzo principale di comunicazione, il più completo e il più usato, è senz'altro il linguaggio sia parlato che scritto.

Le maniere di espressione di un animale sono appena una mezza dozzina; un indigeno boscìmano della boscaglia africana utilizza un linguaggio formato di poche centinaia di voci; la lingua italiana supera i 400.000 vocaboli; la lingua inglese ne ha ben 800.000. E l'idioma leccese? Beh, il nostro dialetto (la lingua di Lecce, ceppo delle parlate salentine) supera appena i 17.000 lemmi (vedi A. GARRISI, Dizionario Leccese-italiano, 1990), parole bastevoli, tuttavia, per esprimere qualsiasi sentimento e comunicare qualunque messaggio, sufficienti per formulare qualsiasi concetto e descrivere qualunque azione, sia a voce che con la scrittura, sia in prosa che in versi.




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