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Pippi De Dominicis
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Canti de l'autra vita

Paraisu

1896 - Il poeta cavallinese continua la narrazione in versi delle vicende straordinarie susseguitesi nel Regno celeste; questo terzo componimento è intitolato appunto Paraisu. Pure esso contiene 5 canti, comprendenti 92 quartine, per complessivi 368 versi sempre legati con rima alternata.

Pietru Lau, giunto alla porta del Paradiso, bussò decisamente e lungamente, ma nessuno gli aprì; attraverso il buco della serratura chiamò S. Pietro, il portinaio, il quale alla fine si fece udire, dicendo che, per ordine di Domineddio, dall'imbrunire la porta celeste doveva rimanere serrata, e aggiunse:

- Dimme, nu ppuei turnare crammatina?
- Cu stu friddu cussì, Sam Pietru miu?
Se nu nnu picca sentìi la serratina,
nu me facìi trasire a llau de Diu?

Per caso si trovò a passare di là Gesù Cristo, il quale si intromise chiedendo:

- Ah, Pietru, Pietru, dimme: ci eri tie
ulìi cu stai dha ffore nfrezzulatu?
Subra allu mundu nu sentisti a mmie
quantu la carità aggiu pretecatu?

Sam Pietru respuse: - Signuria
te faci lu ngraziatu, no, Signore?
E sse perdu lu mpiecu, largu sia!
a cci rrecorru, a quidhu de dha ffore?

Basta; uei cu nni aprimu? Eccu le chiai.

Gesù misericordioso fece entrare in Paradiso Pietru Lau, il quale, avvolto in un bianco lenzuolo, s'incamminò per la Città celeste che era un vero incanto.

Il vecchio portinaio, distratto,

ncignau cu lli scarpuni a ncarcagnare
e ppe lla pressa piertu se scerrau.

Abitudinariamente, ogni sera in casa della Santa Trinità si davano convegno San Geremia, Sant'Agostino, i Padri della Chiesa e altri Santi importanti, i quali con la loro saggezza ed esperienza delle cose del mondo esaminavano la contingente situazione generale e commentavano gli avvenimenti giornalieri accaduti in Terra.

Quandu Domeneddiu ncignaa a mpannare,
tandu lassànu la cummestazione.

Proprio nell'istante in cui i Santi uscivano in strada, si trovò a passare Pietru Lau.

- Chi sei? - gli chiese Geremia parlando in latino.

Pietru Lau, non avendo compreso la domanda, alquanto imbarazzato e timoroso di essere scoperto, non rispose.

- Parla! - lo sgridò Agostino - Rispondi a uno più grande di te! - e gli assestò un colpo di pastorale.

Pietru Lau, giovane e vigoroso, vistosi assalito, reagì violentemente, picchiò quei vecchi decrepiti e li lasciò stesi malconci sul selciato della via.

I due vecchi santi malcapitati avevano guardato in faccia l'energumeno, ma non lo avevano riconosciuto: mai visto, sicuramente un nuovo venuto nel Regno dei Cieli; perciò si trascinarono dal portinaio per chiedere informazioni circa gli ultimi arrivati in Paradiso, ma S. Pietro non c'era, e il portone era aperto.

- Beh - disse Geremia - l'imu ccappata:
a cqua intru lu diaulu nci ha ttrasutu
. . . . . . . . . .
cu ssìmmena lu sçegghiu intru lli Santi.

E come rintracciare quel maligno? Come arrestare quel furbastro seminatore di discordie? I due andarono a svegliare un angelo trombettiere e gli comandarono di suonare l'adunata generale. I primi ad accorrere furono i Santi guerrieri: Michele, Giorgio, Martino, poi giunsero a volo gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, infine si radunarono i Santi e i Beati, maschi e femmine. S. Agostino con un vocione d'africano dall'alto di una tribuna gridò

ca lu Cìfaru diaulu s'ia feccatu
de la porta ndurata de li Celi,
ca a ppàccari li Santi t'ìa piggghiatu…

Le schiere celesti si mossero compatte. Nel percorrere la via del Signore, l'Arcangelo Michele raccomandò di non fare rumori per non disturbare il Padreterno. Ma Dio si svegliò ugualmente e, meravigliato e curioso di capire che cosa stesse succedendo, si avvolse nella candida coperta e cercò di vedere.

Se mise alla fenescia: a iancu estutu
lu Pietru Lau parìa pintu e scudhatu!
. . . . . . . . . .
sentisti Geremia, Sant'Agustinu:
«Ecculu cquai ddu stae, Santi, fermati;
eccu ca l'imu truatu, l'assassinu:
quidhu ete ca a cazzotti n'ha pigghiati.»

Il Padreterno, vedendosi indicato e sentendosi chiamare "assassino", rimase sconcertato e pensò, seriamente dispiaciuto, che i Santi fossero usciti di senno.

Nel frattempo S. Michele Arcangelo afferrò un piccone e scardinò la porta della residenza divina, i più ardimentosi si precipitarono all'interno e, accecati dall'ira, assalirono e pestarono a morte il malcapitato.

Quando, poco dopo, si resero conto che avevano preso un abbaglio e l'avevano fatta proprio grossa, lasciarono il loro Signore malconcio sul pavimento e si allontanarono timorosi e preoccupati per le future conseguenze, comunque terribili.

Solo S. Tommaso d'Aquino rimase a soccorrere Dio Padre e, quando notò che il Signore infiacchiva d'ora in ora, pregò un altro Santo di chiamare urgentemente Sant'Andrea d'Avellino affinché confessasse il moribondo. Domineddio con un fil di voce riuscì a dire:

«cunfessu ca nu ffici cose bone
subbra allu mundu e mmancu a mparaisu.»

Ammise lealmente che aveva consentito che i birbanti prepotenti facessero fortuna e gli onesti coscienziosi risultassero sventurati; riconobbe pure che ingiustamente aveva mandato all'Inferno qualche innocente e aveva accolto in Paradiso il re Davide, reo di adulterio e di assassinio, e aveva nominato come suo consigliere l'africano Agostino, morto privo di battesimo.

E ccomu se spicciau de cunfessare
ni dese Santu Ndrea la survezione
e nna campana ccumenzau a ssunare
cu nni pòrtanu a Diu la cumenione.

Allorché si diffuse la voce che Dio era in punto di morte, nel Regno del Paradiso vennero meno tutte le norme del vivere santamente. Persino S. Pietro abbandonò l'incarico di guardia alla porta dorata preferendo giocare a carte con gli amici; il ciabattino S. Crispino aumentò esageratamente le tariffe arrivando a chiedere per una semplice toppa alla scarpa fino a due lire e mezza di compenso; gli angioletti marinavano la scuola e stavano a sfidarsi giocandosi le penne delle ali; spesso si vedevano S. Maddalena e il Buon Ladrone passeggiare in pubblico tenendosi sfacciatamente sottobraccio senza essere neppure fidanzati.

Pietru Lau si rese conto della nuova situazione lassista, si trasse in raccoglimento e meditò sul da farsi.

Ma presto il Signore Onnipotente superò la crisi ed entrò in convalescenza. Quando qualcuno dei suoi fidi gli riferiva notizie di fatti insoliti e di episodi inconsueti, Egli sbottava:

. . . . . . . «Làssali fare,
li domèstecu ieu quandu è cca sanu.
Perdunu ammenu m'ìssera cercatu.
Davide e Adamu nu lli perdunai?»

Ricordino quegli scioperati e sciagurati, che già un'altra volta l'Onnipotente scaraventò negli abissi infernali Lucifero e gli angeli ribelli.

Un mattino, d'improvviso il cielo sereno venne ricoperto da nuvoloni scuri e poi cominciarono i fulmini a saettare e i tuoni a rimbombare.

O Diu, cce mmaletiempu! Mo li Santi
quandu ìddera cussine, se mpaurara.
Dìssera: - Ni scuffunda tutti quanti!
e a dìcere rusari ccumenzara.

E già, l'uomo…, quando sta bene in salute e in denari, non ha bisogno di nessuno e si comporta da strafottente; quando però si trova in ristrettezze e in difficoltà, allora chiede aiuto e fa il supplicante. Così alcuni Santi…, vedendosi a mal partito, rientrarono sottomessi nei ranghi: fecero suonare le campane, portarono in processione le sacre immagini, bruciarono in segno di pace i ramoscelli d'olivo benedetti, recitarono Avemarie e Gloriapatri.

Tutti quanti de fatti sçera a Diu
e "Miserere nobisi" retânu;
Idhu quandu li a' bite e lli capìu,
ni ncigna a mmenezzare cu lle manu.
. . . . . . . . . .
E Gesù Cristu a nnanti genucchiatu
"Pater ignosce illisi" decìa.

E alla fine venne il perdono divino

e cussine a mumenti rreturnau
la carma a ncelu doppu la tempesta.



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