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Pippi De Dominicis
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Canzuni de Natale - Bozzetti natalini

1901 - Il poeta cavallinese compone due poesiole natalizie, che però lascia chiuse nel cassetto ritenendole poco ben riuscite.



Lu presepiu

Subbra a nna banchitedha, li uagnuni
ccònzanu a nnu cantune lu presepiu:
suntu quindici giurni
ca nchòanu tàule e ncòdhanu cartuni.

Il fratello più grande fa da ingegnere e prepara l'ossatura, il mezzano tinge e inchioda asticelle, il più piccino guarda incantato: da lì scende il sentiero dei Re Magi, la grotta frontalmente al centro, il laghetto lateralmente a destra, la masseria sul pendio, i pupi sistemati qua e là ben visibili, in alto la stella cometa di stagnola.



Li sunetti

Sapete a memoria le poesie di Natale? Se non le imparate bene non avrete le frittelle (le pìttule).

Io so

Cristu miu, suntu lu Nniccu;

ed io ricordo

Cu lli sensi sciacchi e muerti;

pure io ho imparato più della metà del sonetto

Desira, cu li sensi
tutti fràceti e muerti, me curcai…

per ultimo, il più piccino recita, balbettando,

La notte de Natale
nascìu nòcciu Signore
e foi na fetta… fetta principale.


Nel medesimo anno, invece, su un foglio volante, costo cent. 10, l'autore pubblica Natale (firmata con lo pseudonimo Capitano Black)

«Piccinnu miu, la notte de Natale,
propriu all'ura ca Cristu sta' nnascìa,
descorrere se sente ogne animale»

Quand'ero ragazzo la buon'anima di mia nonna mi rivelò che la notte di Natale gli animali parlano tra loro. Qualche anno dopo, per appurare la verità dell'evento, la notte di Natale entrai di soppiatto nella stalla delle bestie e rimasi in attesa e in ascolto.

Me stiesi cittu cittu, e rriata l'ura
lassara l'animali de mangiare,

A mezzanotte in punto le bestie smisero di ruminare e si scambiarono gli auguri. Il bue si slegò e, avvicinatosi all'asino, gli parlò: - Caro amico, sappiamo tutti che due nostri antenati si comportarono utilmente e proficuamente con Gesù deposto nella mangiatoia, scaldandolo con il loro fiato; tuttavia noi discendenti non siamo degnati di alcuna riconoscenza, anzi siamo maltrattati e costretti all'aratro, alla soma, al carro. Un somaro condusse Gesù, Giuseppe e Maria fino in Egitto; un altro ciuccio, il giorno delle Palme, portò a cavalcioni Gesù per le vie di Gerusalemme. Inoltre, un vitello mio antenato prima si fece ingrassare ben bene e poi si lasciò macellare per fornire braciole e cotolette per le nozze di Canaan, cui Gesù era invitato.

L'asino, abbastanza risentito, rispose: - Caro collega, stai proprio parlando a vanvera. Il Signore Iddio non maltratta noi animali, anzi sta favorendo maggiormente noi somari e voi buoi, elevando il nostro ceto. Da tempo l'Onnipotente sta adeguando la razza asinina e la razza bovina alla stirpe umana, livellando gli uomini intelligenti, i somari asineschi e i buoi con le corna. Non è evidente, insomma, che diventano sempre più numerosi gli uomini ciucci e sempre più frequenti gli uomini cornuti?

Io, che avevo seguito attentamente tutto il discorso, alla fine dovetti convenire che l'asino aveva proprio ragione.



La sira de Natale (dialegu tra llu Cenzi e llu Ntoni)

Antonio - Cenzi, prendi il fischietto o la trombetta o il violino e suonaci qualcosa, oppure insieme recitiamo una poesia a Gesù Bambino.

Vincenzo - Beh, perché non suoni e non canti tu?

Antonio - Ricordo che l'anno scorso ti divertisti tanto, oggi perché te ne stai in disparte mogio mogio e svogliato?

Vincenzo - Perché l'anno passato avevo soldi a sufficienza, ora ho il borsello vuoto e muto. Caru Ntoni,

Ogne ccosa ene de dhai!
Quandu la ursa nu tte sona,
te suppueni tanti uai
subbra a tutta la persona.

Antonio - Hai ragione, Cenzi, però in questa ricorrenza speciale dobbiamo arranciare due parole davanti al Messia.

Vincenzo - Ehi, Ntoni, mi stai proprio seccando! Lasciami in pace!

Ma capisci o nu ccapisci
ca se dicu none, è none?

Antonio -

O stai lliegru o maru stai,
sempre tantu s'ha ccampare!

Caru Vicenzinu, sono certo che se onoriamo Gesù Cristo che è Dio, qualche vantaggio lo potremmo ottenere.

Vincenzo - Ntunùcciu, mi hai persuaso. Presto, cantiamo, suoniamo e componiamo un bozzetto natalizio.


* * *

Antonio - Una gelida notte d'inverno il Padreterno, San Giuseppe e la Vergine Maria sua sposa annunziarono al mondo che stava per giungere l'ora della nascita del Messia, così com'era scritto nel Vecchio Testamento.

Vincenzo - È vero. Però, né all'Hotel Vittoria né all'Albergo Risorgimento si trovò una stanza libera, e la Madonna fu costretta a partorire in una stalla. Se allora ci fosse stato il sindaco Pellegrino, un posto degno l'avrebbe approntato,

ma sìndeci cussine nu nde trei
nu a quidhi tiempi e nnu alli nei.

Antonio - Appena nacque il Signore, dal cielo scese uno stuolo di Angeli i quali intonarono: "Gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà".

Vincenzo - Caru cumpagnu, questa cosa se accadde nel lontano passato, adesso più non succede, difatti io la buona volontà ce l'ho, ma è la tranquillità che mi manca dal momento che non posseggo nemmeno un quattrino.

Ma se la pàuta chiange, dicu ieu,
pace nu nci po' essere pe nnui!

Antonio - Taci, eretico. Come i pastori recarono agnelli, galletti, ricotte, frittate, pìttule e ncartedhate, fiaschi di vino, anche noi dobbiamo portare qualche dono al Signore…

Vincenzo - Come facciamo noi a portare qualche presente al Bambinello, se abbiamo addirittura poco da mettere sotto i denti? Io penso che, piuttosto che cose da mangiare, il Signore preferisce ricevere in dono il nostro amore.

Ca l'anima e llu core, Ntoni miu,
suntu le cose ca se danu a Diu!

Antonio - Dunque, Bambinello, adesso ieu, lu Cenzi e sti signuri contriti c'inginocchiamo e ti doniamo il nostro cuore. Signore, per ora accettalo, poi, quando fra parecchi anni verremo nell'aldilà, in cambio ci accoglierai in paradiso…

de lu celu stampàgnani le porte,
massima se nc'è friddu comu a mmoi,
e ccu stamu de unita a Signuria
cu ccunzamu presepi… E ccussì sia.


Lu Mamminu e Rre Erote - canzune allu presepiu

(firmato G. Capinero = Giuseppe Capitano Nero [Black])

Quest'anno mi manca l'estro poetico e non mi riesce agevole improvvisare un nuovo canto natalizio;

comu pàssanu l'anni, mara a nnui,
passa la musa ca nu ttorna cchiùi.

Tuttavia, provo a raccontare la storia della Cometa, dei Magi, del re Erode, della strage degl'innocenti, della fuga di Gesù in Egitto;

cuntu li fatti come stanu scritti
e bu ccumenzu moi se stati citti.

I tre Re Magi osservarono nel cielo quel particolare astro e capirono subito che era la stella che segnalava la nascita di Dio in terra. Essi erano davvero sapienti, non come gli astronomi moderni che, appena scoprono una cometa, profetizzano sempre una catastrofe.

Dopo una cavalcata di tredici giorni, dal lontano oriente giunsero finalmente nel regno di Erode, si presentarono

e dìssera: - Canusci, Signuria,
lu lecu ddunca à nnatu lu Messia?

Erode rispose che era all'oscuro dell'evento e pregò i Magi di tenerlo informato, giacché, se avessero rintracciato il Messia, intendeva anch'egli andare a trovarlo, …per adorarlo.

I Re Magi trovarono Gesù Bambino in una grotta al freddo e al gelo, e gli offrirono oro, incenso e mirra.

La notte successiva un Angelo, inviato dalla Provvidenza divina, discese dal cielo e apparve nella stalla.

- Giuseppu, disse, ntìsate de pressa,
càrecate la mamma cu llu striu;
. . . . . . . . . .
mmarda lu ciùcciu e lesti cittu cittu
tutti trete scappàtiunde all'Egittu.

(- Giuseppe, disse, àlzati in fretta, barda l'asinello, fai salire in groppa la madre con il figlio, e svelti, zitti zitti, tutti tre fuggitevene in Egitto)

Re Erode, intuito il rischio che correva di perdere il trono, sguinzagliò mille soldati con l'ordine di uccidere tutti i bambini maschi d'età non superiore a tre giorni.

Idhu (Gesù) cu mmuera! Nu mme preme nienti
cu ccàppanu tant'anime nnucenti!

Questo fu fatto. Soltanto dopo la morte di Erode, Maria, il Bambino e Giuseppe tornarono dall'Egitto in Palestina.

Na casa a Nazarette se nfettara
ddunca se stèsera a ngrazia de Diu.
. . . . . . . . . .
Se uliti nna preghera cu ffacimu,
giacca ca tutti quanti stamu unita,
na cosa sulamente ni decimu
cu nni fazza cuntienti stare a nvita.


Pe lla nàscita de lu Mamminu (firmato Ara Bolletti)

Amici, in questo bozzetto natalizio desidero spiegarvi perché il Messia scese in terra e si fece uomo.

Dio, dopo aver formato il mondo, creò Adamo ed Eva.

E ni disse: - Uei, uagnuni,
issi voglia cu mangiati:
siti a gn'asçiu li patruni,
ma stu fruttu nu ttuccati!

(Ehi, ragazzi, qui trovate da mangiare a sazietà: siete ovunque i padroni, ma vi ordino di non toccare assolutamente questo frutto!)

Il serpente maligno fece questa comune considerazione: "quando la donna subodora cose buone, non è tanto stupida da lasciarsele sfuggire"; e mentre Eva passeggiava per i viali dell'Eden, il serpente le si avvicinò e le bisbigliò: «Chi assaggerà quel frutto speciale, diventerà uguale a Dio».

La moglie andò a trovare Adamo, il marito:

- Uei, ni disse, se mangiamu
quistu fruttu pruebitu,
a Diu simili ddentamu.

E il primo uomo e la prima donna, presuntuosi, ambiziosi e orgogliosi, mangiarono golosamente non uno, ma quattro bei pomi maturi. Dio Creatore, disobbedito, deluso e irritato, li cacciò dal paradiso terrestre e li punì assoggettandoli alla fatica, alla fame, alla malattia, al dolore, alla morte.

Dopo molti secoli il Messia si offrì volontariamente come capo espiatorio, propenso di assumere su di sé le colpe umane in cambio del condono e della redenzione degli uomini peccatori. Per questa ragione Gesù Cristo venne a nascere sulla terra e noi cristiani riconoscenti ogni anno celebriamo in suo onore la festa del suo Natale.

Concludendo, …un'esortazione, o amici: poiché noi in questo paesello siamo oppressi dai debiti e stentiamo a sbarcare il lunario, approfittiamo di questa sacra ricorrenza e preghiamo Gesù Bambino di far tintinnare nelle nostre tasche molti denari.

Sulamente cu dhu senu
faci luce a ddu nc'è scuru!
O Mamminu, statte buenu,
rrivederci l'annu enturu!



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