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Pippi De Dominicis
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Poesie inedite - Macchiette Poesie inedite - Figurine e ritratti Poesie inedite - Canti d'ottobre

Poesie inedite

Figurine e ritratti

Fiuru de masçiu

La campagnola, leggiadra come un fiore di maggio, fresca come una rosa, ha il seno turgido che trabocca dal corpetto, i capelli sciolti al vento, gli occhi lampeggianti. Incede a piedi scalzi ancheggiando graziosamente e, ad un tratto, reclina la testa, si porta la mano aperta all'orecchio e intona uno stornello…

E nna uce de luntanu ni respunde:
"Rosa dacquata, parma beneditta!"
E nnu cantu cull'àutru se cunfunde.

A ccampagna (Sulla strada di Caballino, settembre 1903)

Lasciandoci alle spalle la città, seguiamo la strada che si prolunga diritta sino ad addentrarsi nell'oliveto. Nell'arsa campagna circostante sono acquattate le vecchie masserie della Frasca, della Tardina, di Palumbaru.

Sutta llu càutu ca rraggiatu quagghia
more la vita, dòrmenu li canti.

Nella calura afosa opprimente, le attività agricole si arrestano e i canti s'interrompono.

Davanti allo sguardo si estende un mare giallo di stoppie, più oltre si staglia la fascia verde dell'oliveto, infine, sotto Ussano, una striscia viola segna la linea che delimita terra e cielo.



Alla massaria

Con il tramonto del sole ha termine la giornata lavorativa: il villano stanco e ingobbito interrompe la fatica, le vacche lentamente rientrano nel recinto della fattoria, la massaia, mentre richiama e raduna le galline razzolanti, guarda il massaio che stacca il vomere dall'aratro.

Intanto la figlia, una bella bruna, che sta spogliando le pannocchie del granturco, intona:

"Quandu te llai la facce la matina
l'acqua, ninnella mia, nu lla menare…"

Marisçiu

Durante il meriggio la pianura sembra un mare giallo, il cielo è caliginoso, nemmeno una foglia si muove. Mentre la spigolatrice, a schiena piegata, cerca e raccoglie le spighe cadute tra le stoppie, il villano si riposa all'ombra della siepe.

E rìtanu rraggiate le cecale
mentre passa spumandu lu papore.
(sul tratto ferroviario Lecce-S.Cesario)

I - Amore campagnolu

Il primo giorno di fidanzamento ufficiale, lei contegnosa siede in un canto con gli occhi chini, lui impacciato siede di fronte e si fa una fumatina.

Standu cussine la uarda 'gnettantu;
idha tutta cunfusa rrussecata
ni ota la facce uardandu dha fore.
. . .
e peccussine fàcenu all'amore.

II - Lu panieri

- Cara Luisa, dal mercatino ti ho portato questi dolcetti.

- Grazie, ma perché hai speso tanti soldi? Io che non sono golosa mi sarei accontentata di due noccioline.

- Ormai te li ho portati e ho piacere che tu li mangi alla nostra salute.

La giovanetta prima si schermisce, poi, nascostamente dalla mamma, va a chiudere i dolcetti nel suo cassetto,

e cu scunta lu dunu ca ha buscatu,
nu nuce cu ttre cerchi ni rrecala,
do cìceri e nnu core mpescuttatu.

III - Lu ncagnamientu

L'altro giorno comare Caterina venne di proposito per riferirmi che aveva sorpreso il mio fidanzato parlare affabilmente con Rosina.

Io già sospettavo che lui non mi amasse schiettamente, perciò, quando la sera venne in casa a trovarmi,

. . . nni dissi: - Caru bedhu,
dammi le scìgghie mei e te dau le toi.

e senza spiegazioni gli restituii i regali suoi e mi feci ridare i doni miei. Così fu rotto il nostro fidanzamento.

Ieri, tornando dalla campagna, riconobbi una certa voce: era lui che, stornellando, m'indirizzava parole sdegnate e offensive. Non mi trattenni e, pure io cantando, gli risposi per le rime.

Idhu, pigghiata l'aria, me cantaa:
- Quantu si' brutta, mèrula de macchia,
nu tte cummene nudha gnettatura.
Ieu pìgghia e nni respundu là per là:
- Si' bàutu comu chianta de brucàcchia,
si' nìuru comu culu te fersura.

Mienzu lla macchia

La macchia costiera verdeggia di cento specie di erbe e di cespugli. Spiccano i mirtilli e i rosmarini, il tamarisco rosseggia, la ruta è parata di giallo. Tra i rami frondosi fa capolino il codirosso, sotto le foglie secche è nascosta la serpe, l'averla imbecca i piccoli implumi nel nido.

Nella radura il bifolco sorveglia le vacche al pascolo mentre i macchiaioli a colpi di scuri tagliano la legna e legano le fascine. La fetida palude stagnante è coperta di caligine

e de dha nìgghia cennerina e forte
la vita se rrefiàtanu le chiante,
li cristiani se sùrchianu la morte.
(Padulìcchia, maggio 1903)

Settembrina

Immerse nel mare verde della vigna le vendemmiatrici raccolgono l'uva matura e gli uomini trasportano a spalla i canestri ricolmi di grappoli. Canti campagnoli empiono l'aria che al tramonto rosseggia. Lontana, lontana si scorge al limite la fascia scura dell'oliveto…

e mmienzu a tantu erde le casine
bianche, malenconeche, perdute,
vele de bastimienti a mmienzu a mmare.

La tarantata

I - La Concetta è tornata dalla masseria, s'è messa a letto ed ora smania in preda a convulsioni. Il medico l'ha visitata e le ha prescritto una ricetta, ma la medicina per adesso non sta avendo alcuna efficacia.

Certamente Concetta è stata morsa da una tarantola ballerina, e in questo caso per la giovane c'è un solo rimedio.

Sai cce ffane? facìtila ballare,
poi se rreggetta e sçiati a Galatina.

II - Il letto viene smontato, il telaio è sistemato all'angolo, la panca e la cassa si addossano alle pareti, nel mezzo della stanza è ricavato un sufficiente spazio sgombro dove viene disteso un bianco lenzuolo.

La vicina di casa infila una corda nell'anello della volta, la sorella regge il capo alla povera Concettina, le sbottona il corpetto e cerca di confortarla; intanto si apre la porta e

trase intru nnu scubbatu e nna cecata
cu llu priulinu e cu llu tamburriedhu.

III - Afferrata alla fune, la povera Concetta, scollacciata e scarmigliata, affannando saltella in tondo, finché, incalzando il ritmo della musica, crolla sfinita, madida di sudore,

e llu scubbatu sècuta a cantare:
- O Santu Paulu miu te Galatina,
te priamu ca la ràzzia ni l'ha' ffare!

IV - La stanza si riempie di curiosi; anche un signore forestiero si ferma e allunga lo sguardo all'interno per osservare. Pronta gli s'avvicina la madre della tarantolata e sottovoce, quasi vergognandosi, lo prega:

- Me faci nna lemòsena, signore,
ngloria te Santu Paulu Benedittu?

V - Tu, amica, che sei vestita di giallo, allontanati, se no la tarantolata afferra la veste e la lacera. Anche tu, per favore, togli e nascondi questa sciarpa gialla… Tu non credi all'efficacia della musica? Neanche tu credi che il ballo sia un rimedio adeguato? E vi sbagliate entrambe.

L'annu passatu, allu Dunatu Nnau
ni pòrtanu li stremi sacramenti…
Sente la banda… balla… e sçiu ssanau…

Lu miedecu cunduttatu

A mezzodì, il medico condotto, seduto a tavola, non ha assaporato ancora il primo boccone che si presenta Annamaria, la quale lo invita a correre da sua sorella, che sin dal mattino è in preda ad una tremenda colica.

Con abituale pazienza il medico va a visitare la donna: poveretta, la sera prima aveva calmato la fame facendo una scorpacciata di zucchine, melanzane e pomodori indigesti. Il dottore compila la ricetta e prescrive la cura: ogni mezz'ora un cucchiaio d'una pozione dall'effetto calmante e purgante.

La sofferente fa in tempo a sorbire un solo primo sorso della medicina che, filando con la conocchia stretta sotto l'ascella, arriva Marcantonia Pia, la quale mette in allarme i familiari: - Per carità, non le date questa mistura. Il medico sta sbagliando ancora una volta: questo miscuglio è micidiale. Non ricordate la povera Addolorata?… Date retta a me: il sangue di vostra sorella è marcio e ci vuole semplicemente un salasso.

D'urgenza viene chiamato mèsciu Frangiscantoni, il quale pratica una profonda e lunga salassatura all'ammalata, cavandole tanto sangue da riempire un'intera bacinella. La poverina, man mano che si sente sempre più debilitata, avverte anche che i dolori viscerali via via si attenuano.

- Nu bu la dissi jeu ca nci ole lu sagnare? - si vanta l'esperta comare.

Verso mezzanotte la paziente, dissanguata, viene del tutto abbandonata dalle forze e si assopisce serenamente… per sempre. E al mattino l'anima della morta d'anemia si presenta alle porte del cielo. Defunta.

- È statu dhu cucchiaru d'acqua ca se pigghiau!
a tutti sçia cuntandu la Marcantonia Pia.



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