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Cavallino - Cronistoria 1780-1900
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Decadenza dei Castromediano

Il 1809 il duca Domenico Castromediano sposa a Lecce la bella e buona Anna Teresa Balsamo, la quale porta allo sposo una dote di ben 24.000 Ducati (una somma enorme se si considera che lo stipendio annuo del medico condottato era a quel tempo di D.i 75, circa 15 milioni attuali). E tuttavia tanta dote in denaro si rivela appena sufficiente ad evitare, dopo lo sfascio del casato, la crisi della famiglia di don Domenico.

I suoi predecessori, don Giacinto e don Gaetano, per portare a termine le due importanti costruzioni, il campanile e la porta nuova, avevano speso forti somme di denaro e si erano anche indebitati. Comunque, l'erede don Domenico avrebbe sicuramente onorato i debiti, magari esigendo dai coloni vassalli maggiori tributi; ma occupano il Regno di Napoli - come sappiamo - i due Sovrani francesi, i quali annullano i diritti feudali e aboliscono l'istituto del maggiorasco, che salvaguardava l'indivisibilità del patrimonio. Allora gli otto superstiti eredi Castromediano pretendono la propria quota parte delle proprietà di famiglia, litigano sul valore dei beni, devono pagare i debiti del casato, sono tenuti a pagare le spese di tribunale e gli onorari degli avvocati e le parcelle dei periti-apprezzatori, e, alla fine, sono costretti a vendere il feudo: le masserie, gli orti, i vigneti, l'oliveto, le case coloniche, le dimore della villeggiatura.

Il decaduto don Domenico, avvilito e sfiduciato, per non avere sotto gli occhi ogni giorno le rovine del suo casato, vuole trasferirsi insieme con la moglie e il figlioletto Sigismondo a Napoli la capitale, dove conta importanti vecchie conoscenze. Ma donna Teresa rifiuta di allontanarsi dai suoi parenti che vivono a Lecce, che l'aiutano e la proteggono; allora don Domenico parte da solo.

Un mese dopo, e precisamente il 13 aprile 1813, si presenta alla Casa comunale il galantuomo Balsamo Bonaventura, il quale dichiara …che è nato dalla Signora Duchessa Teresa Balsamo, moglie legittima del Signor Duca Domenico Castromediano al presente commorante in Napoli, un maschio che ci ha presentato a cui è dato il nome di Cliano Carmine Gregorio Sabatino…

Don Domenico, però, pur vivendo lontano non dimentica la sua famiglia: una volta all'anno viene a Cavallino, si ferma qualche settimana, mette incinta la moglie e se ne torna a Napoli; con questa consuetudine, e nell'arco di 22 anni, dà alla povera duchessa donna Anna Teresa altri undici figli.

Don Chiliano, il secondogenito di don Domenico, nella "Memoria" preparata nel 1854 su incarico del padre lontano, così annota: "…le sostanze vistose di sua Famiglia da prima decaddero, quindi tutte si distrussero,… quando anche le rendite si erano assottigliate, e per la generosità e prodigalità del suo cuore e per le liti civili sostenute con le sue sorelle e cognati (liti rese proverbiali), i quali fino il Castello dei suoi antenati in Cavallino gli tolsero, tanto sfortunio gli avvenne."

Approfittando delle circostanze, i massari Garrisi, i massari Totaro (Fila), i massari Giannone, che d'accordo con i fattori dei marchesi si sono arricchiti appropriandosi stagione dopo stagione di quote di prodotti agricoli maggiori delle spettanze, comprano le masserie che essi conducono; i de Luca, i Longo, i Monittola, i Murrone, gli Zilli, 'giardinieri' operosi e intraprendenti, comprano a prezzo vantaggioso il podere che da anni essi curano; i pecorai e i caprai acquistano il gregge che essi custodiscono; in tal modo le categorie prima subalterne ora si riscattano e diventano possidenti, civili.

Ancora. Calano i ricchi galantuomini leccesi, i de Raho, i Pedio, i Longordo, i Cicala, e acquistano gli oliveti e i seminativi. Cambiano di proprietà le masserie Dardina, Pepini, Torremuzza, Rizzella, Le Mate, Insarti, Santa Elena, Betico, Guerini, Insite, Donna Rosa; si trasformano in abitazioni signorili le dimore rurali Cardonara, Bernardini, Tiani, Verola, Le Petre, Rizzo, Santo Sergio, Menze, Totari, Donna Barbara, dove i nuovi proprietari vengono a villeggiare, vengono a trascorrere i fine settimana e le vacanze estive.

Così il vasto feudo dei Castromediano, Signori di Caballino, si suddivide, e sorgono nuovi proprietari terrieri; emergono alcune famiglie, quelle dei bonatenenti, che ora hanno i mezzi per avviare quel loro figliolo tanto promettente agli studi, con la mira di giungere a una professione liberale, e farsi Notaro, Dottore Fisico, Speziale, Medico Cerusico, Maestro Normale. E allora - chi lo avrebbe mai sperato? - quel cavallinese che prima era chiamato Pati ora diventa don Ippazio, Chicco diventa don Ciccio, Peppo viene civilizzato in don Pippi, Pici viene poi chiamato don Luigi.

Ad un certo momento dell'evoluzione sociale il Curato 'papa Ronzu' Totaro, stendendo l'Atto di battesimo del nipote Raffaele Totaro Fila, lo descrive "figlio dell'Eccellentissimo Signore Luigi Notaio da Cavallino" (il notaio Luigi, a sua volta, è figlio di massaro Raffaele); ebbene, allorché il Vicario del Vescovo viene a visionare i Registri della Parrocchia, cancella con un tratto di penna le parole Excellentissimi Domini…Notarii e consiglia al Curato don Oronzo di non esagerare… negli epiteti, per non commettere peccati di superbia.




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