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La Cappella del Monte, il Camposanto, la Comunità di Cavallino nell'800
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Strada de li Cuti Strada Madonna di Loreto Largo Loreto

Strada Madonna di Loreto (via Cavour)

Da sopra li Cuti si dipartiva in direzione levante, in lieve discesa, un'altra via interna intitolata alla Madonna di Loreto perché da lì portava alla cappella di Maria Vergine di Loreto; nel primo tratto alto della strada (ora via Giancastello) sul lato sinistro si slargava la curte de la Calìa, in cui erano gli affacci della casa di Raffaele Ingrosso, più conosciuto come nunnu Rafeli Sciδδa, e di quella dei De Pandis, che erano denominati Chiuδδi; poco dopo la strada piegava a gomito in direzione sud e nel canto vivo a destra c'era il frantoio oleario di padron Raffaele Totaro (fila) mentre nel canto opposto a sinistra c'era una casa dello stesso patrunu Rafeli ma abitata dalla famiglia Rizzo del ramo de la Calìa, coloni di detto possidente.

Scendendo ancora per la via, a sinistra si apriva la curte te la Sçìsçiula, in cui si affacciavano la casa dei Montinaro del ramo dei Sapale, quella degli Ingrosso dell'asse Muδδìcula, la casa di Tore Baldassarre lu Spigghiòttula e di suo figlio Nino lu Cardinale; nella successiva piccola corte era l'abitazione di altri Ingrosso, le cui donne per il loro dolce sorriso venivano distinte con il nomignolo Musi-te-zuccaru.

Lungo il fianco destro della via si susseguivano la casupola dei Fècola Pizzinacu e la casa de li Aràsemu, la famiglia di Erasmo Gigante, da cui provenne il sacerdote don Raffaele Gigante, morto assai giovane (1907-1946), dal quale questo tratto di via, pur se intitolato al Cavour, veniva comunemente chiamato strata te papa Rafeli. Seguiva la curte te papa Santu, un sacerdote della famiglia Monìttola: più che un cortile era una strettoia scoperta che consentiva ai soli pedoni il passaggio dalla strada della Madonna di Loreto alla nota strada de li Cuti.

Subito dopo c'era l'abitazione dei Baldassarre dell'asse de li Sculoppu, artieri cavapietre (zoccaturi); seguivano le case dei primieri De Giorgi, le quali, ampliandosi con vani coperti e con aree scoperte, andavano a corrispondere posteriormente fino alla parallela strada de li Cuti; in seguito il fabbricato fu acquistato dal possidente Luigi Trotta che lo adibì a opificio di tabacchi.




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