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La Cappella del Monte, il Camposanto, la Comunità di Cavallino nell'800 | ||
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La chiazza (Piazza Castromediano)
Lasciando Largo Loreto e procedendo verso sud, sùbito a sinistra si incontrava un cortile rettangolare, in cui si affacciavano il giardinetto de li Scicchi, l'abitazione-bottega de li Pingi, l'abitazione-beccheria di Antonio Gigante chiamato Ntoniceδδu Giangiarra, l'unico macellaio de tempo.
Nel 1935 fu inaugurato il primo edificio scolastico, con prospetto principale e ingressi sulla via A. Diaz; allora, per congiungere direttamente la scuola con il centro del paese, detta corte venne sfondata e prolungata divenendo l'attuale via Giuseppe De Dominicis, presto fiancheggiata da moderne abitazioni. Dando le spalle al cortile suddetto, lo sguardo si perdeva libero e lontano per la vasta spianata, la chiazza, senza intitolazione.
Sino ai primi anni dell''800 su un lato dello spiazzo c'era edificato - come si sa - il grande palazzo dei Castromediano, sul lato contiguo si scorgevano il fronte recintato della villa marchesale e i prospetti di tre botteghe delle sorelle Castromediano (dove oggi c'è l'ex municipio); più in là in un cantone era edificato il grande fabbricato di Frattumasi (Fra' Tommaso) e nell'altro si ergeva l'attigua Chiesa Matrice; vicino e un poco discosto era il pozzo pubblico sovrastato dalla statua litica di S. Domenico; più lontano, dirimpetto alle ali sporgenti (le alette) del Palazzo c'erano una fontanella asciutta e un monumentino dedicato al re di Spagna Filippo IV, a cavallo.
Nell'ampia piazza non c'era alcuna altra costruzione; o meglio, parallelo al muretto della villa, verso il 1815, fu scavato e poi coperto con lastroni di pietra un canale (c'è ancora) allo scopo di accogliere l'acqua piovana inondante, costringendola a defluire verso la vicina villa, in una voragine naturale; la "ora" ha compiuto questa sua funzione sino a non molti anni addietro.
Dopo l'abolizione del feudo (1806) e la conseguente caduta in sventura dei Castromediano, questi per necessità si misero a vendere e i nuovi benestanti cavallinesi presero ad acquistare i suoli ai margini della piazza grande e sorsero nuove e più comode abitazioni, queste ora con pareti di conci squadrati e coperture a volta (a liama) con terrazza solare (loggia).
Proprio dirimpetto alla Chiesa Madre l'esattore Clemente De Luca si fece costruire una casa con rimessa e corte antistanti; accanto, Pasquale Garrisi, sindaco di Cavallino dal 1832 al 1837, si fece fabbricare due appartamenti, uno a piano terra e l'altro a 1° p., con la corte accanto e con la stalla in fondo; di fianco si situò il medico don Giacinto Baldassarre in un'abitazione dall'ampia facciata con ingresso absidato ornato di due robuste colonne doriche; confinante seguì il palazzetto del possidente Raffaele Forcignanò del ramo Panesi, e questo immobile era formato da un ingresso ad androne e botteghe a piano terra e da un ampio appartamento con balconata al 1° piano.
Svoltato l'angolo a destra, si allungava la stretta curte d'Andrea, così chiamata dal cavallinese Andrea d'Andrea, un dotto latinista, ma più tardi essa fu detta curte de li Tramuntana; accanto alla casupola di mèsciu Chiccu Carlà seguiva l'abitazione a due piani dell'agricoltore Michelangelo Gigante; dirimpetto era la dimora di Zaccaria Ingrosso, che diede il soprannome Zacarìa ai discendenti; di ritorno, accanto c'erano la casupola del contadino Cesare Murrone e poi la casa dell'apprezzatore Gioacchino Totaro Aprile; l'intera cantonata era occupata dalla grande dimora a due piani con balconi dell'Economo Curato don Oronzo Totaro, papa Ronzu, zio dei Totaro Fila. Soltanto dopo il 1910 la corte de li Tramuntana venne prolungata fino a congiungersi con la nuova via A. Diaz; allora la corte diventata strada venne intitolata via Principe di Piemonte; e nel tratto nuovo la prima abitazione ad essere costruita fu la palazzina del sacerdote don Teodoro Gigante, papa Diatoru, per molti anni arciprete e parroco di Cavallino.
Nel breve tratto dell'odierna via Garibaldi, susseguenti alla dimora di papa Ronzu sorsero l'abitazione di Eduardo Ciccarese lu Pasularu, accanto quella di Ignazio De Giorgi a pianterreno e l'altra a 1° p. del sacerdote don Giovanni Battista De Giorgi o papa Titta; seguirono la dimora con corte adiacente del medico don Diego Garrisi (dove adesso è il bar Caricato & Capone), e ultima la casa con cortile antistante del sacerdote don Tommaso Dell'Anna, papa Masi.
Qualche decennio dopo, dirimpetto a questo fronte di case vennero edificati sei locali-botteghe di proprietà di Giuseppe Trotta da Nardò, la fucina del fabbro maniscalco Donato Chirizzi da Arnesano, due botteghe con abitazione soprastante di Vincenzo Ciccarese Cazzati, e altre due botteghe con abitazione soprastante di Lorenzo Giannone detto mèsciu Nenzu Surge.
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