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Pippi De Dominicis
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Cenni biografici

Altre volte è stato detto che Giuseppe De Dominicis da ragazzo si rifiutò d'intraprendere il mestiere paterno di contadino e, unico in famiglia, completò il corso della scuola elementare e poi frequentò le scuole superiori fino al conseguimento del diploma di Perito tecnico.

Peppino, giovane fornito di un titolo di studi elevato per quei tempi, non trovando un'adeguata occupazione intellettuale né un qualsiasi posto di pubblico impiegato, poteva riunirsi ai suoi fratelli campagnoli e applicarsi ai lavori campestri? No. Anzitutto non glielo permetteva la complessione fisica alquanto gracile e delicata, e poi non glielo consentivano e la dignità morale e il rispetto umano, ora che si era portato dall'umile categoria dei contadini illetterati al più elevato stato sociale delle persone "istruite".

Nondimeno, non riuscendo a starsene inerte e non potendo sopportare la latente commiserazione altrui a motivo della sua condizionata inoperosità, per dovere morale e specialmente per inclinazione innata e per scelta cosciente, Peppino intraprese l'arte di versificatore, si applicò, cioè, in maniera sistematica al mestiere di poeta, ininterrottamente sino all'ultimo mese di sua vita (maggio 1905), elaborando una copiosa e molteplice produzione poetica.

Tempo permettendo, di frequente Giuseppe De Dominicis si reca a piedi a Lecce, la vicinissima città, e s'intrattiene nel laboratorio dell'amico Achille De Lucrezi, esperto maestro nella cartapesta e valente artista nella plastica. Anche Peppino prova per diletto a modellare qualche pupo di presepio e qualche statuina di Madonna; alla fine, aiutato da Augusto De Lucrezi figlio di mastro Achille, riesce a plasmare con l'argilla il suo ritratto a mezzo busto, più che discretamente riuscito.

Quando Peppino rimane a Cavallino, sovente trascorre il pomeriggio nella farmacia di don Ciccio Murrone speziale, dove abitualmente si ritrovano a conversare e a discutere i notabili del paese: il marchese don Eduardo Casetti, papa Santo Monittola e papa Titta De Giorgi sacerdoti, don Diego Garrisi e don Michelino Baldassarre medici entrambi, don Antonio Gala e don Pippi Arigliani maestri di scuola elementare, il novello sacerdote don Ruggero De Matteis, il giovane maestro Cosimo De Vincenti, concertatore e direttore della Banda Musicale Comunale.


Nella prima parte del libro sono stati presentati, secondo cronologia e in compendio, i lavori poetici, interessanti e non, validi e non, dilettevoli e non, dall'autore stesso dati alle stampe in opuscoli offerti al pubblico a prezzo contenuto.

Contemporaneamente alle predette impegnative opere, il Capitano Black elabora altri componimenti in versi, ma questi rimangono manoscritti chiusi nel cassetto e non vengono dall'autore pubblicati: alcuni perché solo abbozzati in prima stesura, altri perché non completi o non perfettamente limati, altri ancora perché non soddisfacenti le aspettative dell'autore stesso. Tutti questi lavoretti, comunque, rimangono inediti… anche per mancanza di quattrini, in quanto che le passate pubblicazioni hanno fruttato, sì, al povero Pippi De Dominicis notorietà popolare e amicizie importanti, ma non hanno procurato profitti monetari e redditi economici.




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