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Il dialetto leccese
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I gruppi dd- e δδ-; sc- e sç-; str- e tr-; z- e ž Ulteriori osservazioni sulla ortoepia e ortografia Fenomeni positivi


Ulteriori osservazioni sulla ortoepia e ortografia

Intorno al sec. XVIII, con ogni probabilità, il dialetto leccese finalmente determinò la propria pronunzia, il proprio vocabolario e la propria grammatica; ciò è vero teoricamente.

Tuttavia il modo pratico di scrivere non si conformò in un unico modulo morfologico; neppure in tempi contemporanei il sistema di scrittura si è uniformato e mai è stato lessicalmente codificato; ed ogni scrittore dialettale, ogni poeta vernacolo, in mancanza di regole concordate, ha cercato secondo le sue capacità e sensibilità di far aderire la forma della scrittura personale alla pronunzia comune leccese, commettendo però spesso un errore di fondo: era portato cioè, se pur inconsciamente, a conformare la particolare morfologia e la distinta grafia leccese sulla base della grammatica diversa della lingua italiana, non considerando, peraltro, che l'idioma leccese ha avuto una vita autonoma e uno sviluppo libero dal dialetto toscano e, quindi, anche dalla lingua nazionale, lingua sino alla fine del '700 generalmente ignorata, mai studiata dai nativi salentini.

Anzitutto è bene tenere presente che nella pronunzia leccese il suono di una consonante semplice iniziale di parola frequentemente, per motivi eufonici, viene rafforzato e quindi anche graficamente raddoppiato; per esempio, diciamo la frunte (f- semplice e lieve) e in quest'altro caso pronunziamo a ffrunte (ff- doppia e forte); diciamo de mie e de tie e in quest'altro caso pronunziamo con forza cu mmie e cu ttie; sirma e mama invece pe ssirma e pe mmama.

D'altronde, se poniamo attenzione, anche nella pronunzia italiana, in certe particolari situazioni fonetiche, i ben parlanti rafforzano il suono della consonante semplice iniziale. Proviamo a pronunziare ad alta voce prima la casa (c- lieve e semplice) e poi a casa: qui non avvertiamo il tono della c- più forte e doppio?; e così di te (t- lieve), invece su te (tt- doppio): Nessuno, però, scrivendo in italiano osa evidenziare il suono forte raddoppiando in detti casi la c- e la t-, giacché le forme sono state consolidate dall'uso comune nel corso di alcuni secoli e, soprattutto, dall'uso uniforme di tutti gli scrittori in lingua nazionale.

Per il dialetto leccese, invece, una lunga e consolidata tradizione di uniformità di scrittura è mancata, non c'è stata e non c'è; non è stato mai redatto e pubblicato un testo di grammatica; ogni autore in vernacolo ha scritto e scrive regolandosi sul momento, secondo il proprio gusto, secondo lo stato d'animo, secondo la sua cultura; e invece, per quanto riguarda la storia del nostro lessico, sarebbe opportuno anche codificare queste peculiarità foniche e grafiche.

Pertanto, e per una più completa trattazione di questo fatto fonico e grafico, si mettono qui in evidenza dettagliati riferimenti normativi su tale tema, ribadendo che nella parlata dialettale leccese di frequente il suono di una consonante semplice iniziale di parola oralmente viene rafforzato e reso sordo e, di conseguenza (anche per rendere più appropriata e aderente la lettura degli alloglotti) è consigliabile e opportuno nella scrittura raddoppiare tale iniziale anche graficamente.

Il raddoppiamento conseguente a un rafforzamento sintattico va effettuato allorché detta iniziale è immediatamente preceduta:

a - dalle congiunzioni percé, cce, cu; per esempio, in questo caso diciamo moi curriti!, in quest'altro pronunziamo percé ccurriti?; se sonna, invece cce sse sonna?; moi mangia, invece ole cu mmangia;

b - dalle preposizioni semplici a, cu, pe, su (eccetto de, te); pronunziamo, infatti, de tie (t- semplice) invece cu ttie (tt- doppie); te punente e invece a ppunente; de mamma e de sire e invece pe mmamma e pe ssire; lu ciucciu e su llu ciucciu;

c - alle voci verbali tronche a' (da ai, ae = devi, deve); e' (da ete = è); si' (da sinti = tu sei); su' (da suntu = io sono, essi sono); po' (da pote = può); sta' (forma contratta delle sei persone del presente stau, stai, stae, stamu, stati, stanu, e dell'imperfetto stia, stii, stia, stìamu, stiu, stìanu, del verbo stare); sçia' (forma contratta di sçiàmu, sçiàti, dal verbo sçire, it. gire, andare); esempi: sòffrere le pene invece tie a' ssòffrere le pene; ete curiosu invece e' ccuriosu; sinti mègghiu invece si' mmègghiu; ncora suntu caruse invece ncora su' ccaruse; pote fatiare invece po' ffatiare; nui leggimu invece nui sta' lleggimu; ui tuzzati invece ui sçia' ttuzzati;

d - dalle negazioni nu, ; per esempio tegnu pacènzia e nu ttegnu pacènzia; moi e mai invece né mmoi e né mmai.

Diamo adesso un altro elenco di vocaboli leccesi che, rispetto alle parole madri, presentano interessanti mutamenti di suoni e, di conseguenza, di segni dovuti a fenomeni fonetici naturali e spontanei:

latino leccese italiano
augellusaceδδuuccello
agnusàunuagnello
babosusaùsubavoso
post crasbuscraidopodomani
caballuscaδδucavallo
plateachiazzapiazza
colligerecògghierecògliere, colpire
carbonariuscraunarucarbonaio
illumiδδu - δδuegli - quello
excitaredescetaredestare
umbellicuseδδicuombelico
fiscularefesçarefischiare
favoniusfaugnufavonio
fervidusfièrsetubollente
celsusgèusugelso
ingeniagnignaingegno
beatusiatubeato
glaciareiazzareghiacciare
impl?reìnchereempire
limitarislemmetalesoglia
manuculusmannùcchiumannello
majusmàsçiumaggio
morbillusmbriδδumorbillo
magistrummèsciumaestro
anellusnieδδuanello
nostrumnèsciunostro
nudius tertiusnustiersul'altro ieri
hodieosçeoggi
paventumpàntecuspavento
pergulaprèulapergola
perfiduspièrfetuperfido
apothecariusputiarubottegaio
pulsuspužupolso
puteuspuzzupozzo
caldariaquataracaldaia
cubaticiusquatizzunon gallato
radiusràsçiuraggio
rastellusrastieδδurastrello
graculusràulucorvo nero
requiem aeternamrecumeternariposo eterno
auricularìcchiaorecchia
brocculusruècculutorso
rugitusrùsçiusussurro
gigeriumsçìsçeriventriglio
sic et nonsicchinnonnititubante
sìtulus>sitlussìcchiusecchio
specimenspaccimesorta
asparagusspàlisçeasparago
spasmusspràsemuspasimo
spiritusspirdufantasma
exampliaressampulareampliare
subulassùgghialesina
taleolatagghiolatrappola
trimodiatramòsçenatramoggia
tres pedestrapietitreppiede
tribularetriularemettersi a lutto
baucalisuccalebocca del pozzo
oleumuègghiuolio
octouettuotto
urceolusursuluorciolo
vinaceavenazzevinaccia
episcopusvescuvescovo
sampsuchumžànžecumaggiorana



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